Con Ilaria alla scoperta dei produttori sudamericani di commercio equo

Posted on 18 settembre 2012 By

Ilaria

Ilaria è una giovanissima volontaria del commercio equo solidale, laureata in Scienze della Formazione all’Università di Firenze. Arrivata al Villaggio dei Popoli nel 2010, da febbraio 2012 ha deciso di partire per il Sud America, alla ricerca di un nuovo modo di vivere, spinta dalla curiosità di conoscere meglio un continente così lontano eppure così presente nella nostra vita. E noi la seguiremo a distanza, per scoprire con lei tutto quello che c’è dietro i nostri prodotti provenienti dal continente latino.

“Ho sempre saputo che dopo la laurea sarei andata via- ci racconta in una pausa durante il suo lungo percorso, prima di condividere con noi la sua esperienza di viaggio- Volevo fare un’esperienza di volontariato in un Paese diverso dal nostro, ma avevo un po’ paura di avventurarmi da sola in Africa. Poi- ci spiega- grazie a un’altra volontaria conosciuta in bottega a Firenze, ho deciso di venire qui, in Sud America, partendo dalla Bolivia, che riesce a mantenersi al di fuori della nostra idea di progresso e a non perdere le sue tradizioni”.

Ilaria ha deciso di partire perché insofferente allo stile di vita occidentale. “Mi sta stretto- dice sorridendo- E’ tutto troppo difficile. Tutti vogliono un mondo migliore, ma poi nessuno cerca di costruirlo. Chiunque parla di libertà, però poi si aspetta che siano altri ad agire. Ovvio, non tutti sono così- continua- anzi, al Villaggio dei Popoli ho trovato persone splendide. Ma proprio per questo ho sentito l’esigenza di capire se la tendenza al disinteresse è tipica del genere umano, o se sono le cose che ci circondano a renderci in una certa maniera”.

In viaggio ormai da 7 mesi tra Perù, Ecuador, Paraguay e Bolivia, Ilaria pensa di avere però ancora molto da scoprire. “Mentre ero in Bolivia ho deciso di approfittare per andare a conoscere le persone che stanno dietro i prodotti che vendiamo in bottega, per avere una conoscenza diretta di che cosa sia quel commercio equo” di cui le botteghe rappresentano solo il tassello finale.

Ritorna, dunque, il tema del commercio equo e solidale (cees), che Ilaria considera “un modo affascinante per cambiare il sistema mondiale, che ti permette di rispettare tutta una serie di diritti facendo un’azione quotidiana e comunemente considerata banale come comprare un prodotto. Basta fare una scelta diversa di acquisto- specifica- per innescare un cambiamento”. Un cambiamento che coinvolge chi compra e chi vende. “Chi vende in un negozio tradizionale riceve uno stipendio, è un commerciante, un dipendente, un lavoratore. Chi lavora nella bottega segue invece tutta un’altra logica- spiega Ilaria- Mette in gioco il suo tempo per fare parte di un cambio mondiale, per favorire nuove regole, prospettive. In bottega vendi tu, ma guadagnano gli altri. E non solo dal punto di vista economico. Tu invece torni a casa più ricca dentro, perché sai di aver fatto qualcosa di importante per migliorare il pianeta”.

C’è, naturalmente, l’annosa questione del prezzo dei prodotti del cees. “Spesso i clienti approvano i concetti del cees, ma poi non possono o non vogliono spendere certe cifre per certi beni. Il problema è che affinché tutti possano guadagnarci bene, i prezzi non si possono abbassare. Il confronto con quelli del supermercato- dice Ilaria- non è possibile. Se vuoi evitare lo sfruttamento dei lavoratori, devi accettare che questi vengano pagati giustamente”.

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