Petrona, mamma e produttrice di canna da zucchero.

Posted on 25 dicembre 2012 By

Dopo una breve pausa, ritornano i racconti di Ilaria, la nostra inviata tra i produttori cees. Grazie a lei oggi abbiamo l’opportunità di conoscere Petrona, una delle produttrice della cooperativa Manduvirà.

Come molti in Paraguay, anche Petrona proviene da una famiglia coltivatrice di zucchero di canna. Sin da piccola aiutava il padre nella ‘finca’(nome con cui viene chiamata la piantagione dai locali), anche quando frequentava l’università. “Se ho potuto studiare, e se ora posso permettere ai miei figli di farlo- racconta- è grazie alla canna da zucchero e a questo lavoro”.

Circa 6 anni fa la sua famiglia ha scelto di diventare socia della cooperativa Manduvirà, nella consapevolezza di non avere altre alternative per vendere zucchero di canna biologico, che non ha sbocchi commerciali nei mercati del Paraguay.

Inizialmente Petrona faceva l’insegnante, mentre suo marito lavorava nel campo. “Un giorno però lui ha dovuto lasciare- spiega- per via di un male alla testa che gli impedisce di stare al sole. Così abbiamo deciso di aprire un negozio di alimentari sotto casa di cui si occupa lui. Io invece sono andata in pensione- continua- e mi sono dedicata alla gestione della produzione. Per fortuna, grazie al fondo solidarietà della cooperativa riusciamo a comprare i medicinali per mio marito, a mantenere il negozio, e abbiamo comprato 7 ettari di terreno, in modo da non doverne più affittare per coltivare canne”.

Non mi occupo direttamente dei campi- sottolinea Petrona- io ho 4 figli e una casa da tenere in ordine. Del vero e proprio lavoro si occupano 4 contadini miei dipendenti.

Petrona, però, si occupa di tante altre cose che vanno al di là della famiglia e della gestione della produzione di canne da zucchero. E’ volontaria di un’associazione nata dalla collaborazione tra locali e Forze di Pace statunitensi che si occupa di costruire pozzi di acqua potabile e gestire un centro di salute al servizio della comunità, ed è rappresentante dei genitori della scuola di uno dei figli.

Grazie alla cooperativa, Petrona e la sua famiglia hanno migliorato innanzitutto la qualità della loro produzione: i semi di Manduvirà, infatti, sono di una varietà migliore di quelli che lei possedeva in precedenza, e il suo compito è quello di farli fruttare per poi poterne dare altrettanti ad altri produttori.

Inoltre, la cooperativa fornisce ai suoi produttori un ispettore interno, un tecnico specializzato nella coltivazione di canna da zucchero biologica, che una volta al mese esegue un controllo delle coltivazioni e dispensa consigli ai contadini per far rendere al meglio il proprio campo.

Infine la cooperativa Manduvirà permette ai suoi soci di possedere una’reserva’, cioè un appezzamento di terreno da coltivare con tecniche di agricoltura biologica, i cui frutti sono da considerare utili sia per l’autoconsumo che per la vendita. Questo sistema serve per permettere anche a loro di avere sempre cibo sano e minori spese, nonché per riaffermare la cultura dell’autoconsumo, tipica del Paraguay di qualche decennio fa. 

Nonostante questi vantaggi- racconta- non tutti vogliono diventare soci di una cooperativa. Ci sono delle condizioni e delle regole da rispettare e numerosi controlli. Ma in realtà la parte più difficile è quella iniziale, quando è necessario mettersi lì a capire i criteri, fare analizzare il terreno, sperimentare le nuove varietà. Poi però la cooperativa ti segue a ogni passo, e ti permette di partecipare ad attività extra agricole ed educative che coinvolgono l’intera comunità, compresi i contadini e le loro famiglie”.

La cooperativa, però, non regolamenta né controlla le relazioni tra produttori e contadini. I vantaggi dati dal far parte di Manduvirà sono solo per i soci, dunque per i produttori. Petrona cerca sempre di garantire ai suoi salariati uno stipendio equo (circa 173 euro al mese), e un orario di lavoro giusto (7 ore al giorno), e non assume donne, anziani o minori per i lavori più duri. Ma non necessariamente tutti i produttori sono così attenti.

 

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